Domenica 12 aprile, in collaborazione con Ciclobby, il CSA Petrarca ha organizzato la seconda edizione della "Pedalata tra storia e natura" alla scoperta del territorio della zona 7, dalla Maddalena a Cascina Linterno, in un suggestivo ed inedito viaggio nella memoria di un'antica zona di pellegrinaggio tra chiese, borghi, cascine e fontanili.

Partenza da piazza De Angeli, un luogo che porta nella sua storia la denominazione "La Maddalena", dalla colonna che sostiene la statua dedicata a Maria Maddalena o di Magdala. Un secolo fa qui sorgeva la fabbrica tessile De Angeli-Frua, nata nel 1896. Il fiume Olona scorreva a due passi e il mitico "Gamba de legn", la tranvia interurbana a vapore, attraversò questo rione fino all'ultima corsa effettuata il 31 agosto 1957. A ritroso nel tempo "La Maddalena" era un prospero borgo agricolo, nonostante le ricorrenti inondazioni dell'Olona. Nel periodo dei Grandi Pellegrinaggi medievali (XII-XIII sec.) viene documentato l'hospitale della Maddalena, nei pressi della colonna dedicata alla santa, crocevia di percorsi di transito di pellegrini dopo aver superato il ponte della Vepra (l'Olona). La colonna fu eretta da San Carlo Borromeo dopo la peste, per ricordare l'antico hospitale soppresso, oggi rievocato da un altare nella chiesa di San Pietro in Sala. Nel secolo scorso la piazza ha assunto la denominazione di De Angeli, in onore di Ernesto De Angeli, imprenditore dai sentimenti altruisti, che lui chiamava doveri verso la collettivita': fondò infatti la Cassa di previdenza per gli operai, istituì la polizza per gli infortuni sul lavoro, fu l' antesignano della legislazione del lavoro e creò le strutture per i consumi popolari.

Il gruppo a due ruote, guidato dal Presidente del CSA Petrarca, si è poi spostato sulla "strada Vercellese", l'odierna Via Novara, verso un monumento citato più volte dalle pergamene della Canonica di Sant'Ambrogio. Qui è ancora visibile una chiesetta, oggi privata, di aspetto nobile anche se soffocata dalle case incombenti di via Molinazzo, nei pressi di piazzale Siena. È quanto resta dell'hospitale Sancti Jacobi Zebedei Rathocanum (San Giacomo al Restocano). Atti di visite pastorali documentano che la stessa chiesa nel secolo XVII era dedicata ai Santi Giacomo e Donato, quindi ai Santi Filippo e Donato. San Giacomo al Restocano è legata a Linterno (l'antica Infernum) già da molto tempo prima del suo più celebre ospite Francesco Petrarca, come risulta da un documento testimoniale del 1207. Un testamento del 1152 l'accomuna ai monaci cavalieri di S. Maria del Tempio e l'hospitale di S. Croce. Il Restocano era un corso d'acqua che raccoglieva diversi fontanili: le pergamene del tempo lo descrivono attorniato da cascine con mulini, da cui il toponimo "Molinazzo".

Nuova suggestiva ma al contempo amara sosta presso Cascina Torrette di Trenno, anticamente attigua alla strada consolare romana "ad Novarium" e il cui nome deriva dalla presenza di una torretta di guardia romana sorta attorno al cippo che delimitava il terzo miglio (il secondo miglio corrispondeva al borgo di San Pietro in Sala). Nel XVII secolo risultava di proprietà dei Padri Barnabiti e si presentava come un corpo a "C". A più riprese il CSA Petrarca ha segnalato al Consiglio di Zona 7 la presenza di un prezioso "Museo della fatica" con la raccolta di immagini e di strumenti di lavoro, oltre ad un cimelio della II Guerra di indipendenza lasciato nel 1859 dal passaggio delle truppe sabaude e francesi dopo la battaglia di Magenta. Risorgimento e antica cultura agreste: un patrimonio per Expo 2015... Ma Expo inizia a giorni e Torrette di Trenno è stabilmente sprangata e abbandonata, circondata dal cemento e con la promessa di un recupero legato al progetto di housing sociale che la sovrasta ancora tutto da iniziare. Le vicine cascine Case Nuove e Cassinazza, ridotte a scheletri nonostante la tutela della Soprintendenza, purtroppo non fanno presagire niente di buono.

Grandi spunti di carattere storico e culturale sono emersi durante la visita al Borgo antico di Quarto Cagnino, dalla singolare colonnetta ai cortili interni del borgo. Il Borgo antico di Quarto Cagnino, uno dei nuclei urbani più caratteristici della Zona 7 e dell'intera città, ha origini antiche: deve infatti il suo nome a "quartum castrum" che indicava il quarto miglio della strada consolare romana diretta nelle Gallie. All'epoca dei Pellegrinaggi medievali, il suo "castrum" in muratura costituiva un sicuro punto di riferimento per i viandanti che, volendo evitare la grande città e relativo pedaggio, si ricongiungevano con il percorso tradizionale della Via Francigena, importante itinerario di pellegrinaggio che attraversava l'Europa da Canterbury verso Roma e la Terrasanta.
Nonostante un'edilizia poco rispettosa delle sue antiche vestigia, nel borgo sopravvivono deliziosi cortili e la caratteristica colonnetta con la croce, memoria di un adiacente lazzaretto della peste.

Da questo punto in poi, grande protagonista diventa il Parco delle Cave. La prima tappa è Cascina Caldera (XVI sec.) che fu di proprietà dei nobili Rainoldi fino al 1596, ed è oggi una cascina viva per la presenza di tanti animali.

Il gruppo si è poi spostato nel cuore del Parco, all'interno della pittoresca Cava Aurora, ospitati dagli amici dell'associazione Unione Pescatori Aurora. La cava un tempo era chiamata "cava vecchia" essendo stata la prima ad essere oggetto di dragaggio, una cornice perfetta per il racconto delle principali tappe e vicissitudini che hanno portato all'attuale fisionomia il comprensorio del Parco. Un Parco che ancora oggi va difeso con forza senza abbassare mai la guardia, come dimostra in modo esemplare l'articolo "Al Parco delle Cave non crescono solo funghi" del vice Presidente Roberto Gariboldi pubblicato su "Il Rile" di aprile che alleghiamo.

Conclusione ideale di questo viaggio della memoria, con un approfondito focus sui fontanili e le marcite che tuttora rendono unici il territorio medievale del Parco, la sosta presso Linterno/Infernum, monumento storico legato a Francesco Petrarca di eccezionale interesse culturale e turistico, per cui il CSA Petrarca ha speso enormi energie nella battaglia, a difesa del nucleo più antico e degradato. Il restauro conservativo è iniziato da qualche mese ormai ma di conservativo ha ben poco, visto che non fa riferimento a Petrarca e al Vincolo Monumentale D.M. 9.3.99, quindi il rischio è che sia solo un'operazione di facciata. La proposta del CSA Petrarca di creare il petrarchesco Museo interattivo, un luogo di studio e un centro innovativo per "fare cultura sul territorio", in serena convivenza con l'Associazione Amici Cascina Linterno, è rimasta ad oggi inascoltata o, peggio, oscurata. Un'occasione persa in vista di Expo oggi e per il futuro delle generazioni che verranno.

In allegato:
- le foto delle principali tappe
- l'articolo "Al Parco delle Cave non crescono solo funghi" di Roberto Gariboldi

Massimo De Rigo - Simone Sellerio
CSA Petrarca - Vivere i sentieri del Petrarca
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