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Caro Sindaco: se non ora, quando?

Scritto da Eugenio Galli. Postato in Notizie

Biciclettiamo MilanoL'esperienza delle ultime elezioni amministrative, a Milano, con l'elezione del sindaco Giuliano Pisapia, ha messo in circolazione e reso visibile una straordinaria energia creativa e un nuovo desiderio di partecipazione attiva. Una partecipazione che ha riempito le piazze come da anni non accadeva, lasciando molti stupiti e commossi. E che ha fatto sentire anche a persone distanti, per scelta, abitudine o cultura, dalla politica praticata, la possibilità concreta di un cambio culturale importante per la città, esprimendo una domanda forte di buona politica.

Anche la bici ha avuto in quei giorni una visibilità importante e inconsueta, ed è stata un po' simbolo del cambiamento desiderato. Agli appuntamenti di piazza, comizi o concerti che fossero, se ne contavano sempre molte centinaia. Tra i momenti più significativi e toccanti che ci piace ricordare vi è certamente l'esperienza della volata per Pisapia, una biciclettata autoconvocata, nata, come si dice, "dal basso" senza bandiere né tessere di partito, che in una bella serata estiva ha visto sfilare per alcune ore, con una partecipazione allegra e festosa, davvero indimenticabile, circa settemila persone, di tutte le età ed estrazioni sociali: numeri mai visti a Milano.

 

Abbiamo quindi ricordato in varie occasioni, anche al nostro Sindaco, che proprio la volata per Pisapia deve restare "stella polare" del mandato di questa amministrazione per imprimere con coraggio una trasformazione concreta e non reversibile: tradire quelle aspettative, tardarne la realizzazione o dimenticarsene, sarebbe politicamente suicida rispetto a chi ha voluto rendersi interprete del vento di cambiamento mettendosi al servizio della città, ma indurrebbe anche molti ad abbandonare per sempre la speranza di un domani migliore. Sarebbe un imperdonabile errore. In questo senso, significativo appare il monito pronunciato all'indomani dell'elezione di Pisapia da Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, «La delusione, se non fossimo capaci di raccogliere le novità di questi giorni, sarebbe terribile. Alla fine staremmo molto peggio di come stavamo prima».

Sappiamo che, sui temi della mobilità sostenibile, dell'ambiente, della salute, della qualità della vita, la sfida è grande: serve una visione chiara e un'azione decisa per realizzare una città per le persone, e non per le auto. Il che significa contrastare puntualmente un modello di sviluppo per anni indiscusso che ha consentito una vera e propria privatizzazione dello spazio pubblico da parte dei veicoli. Significa ridurre la dipendenza dal mezzo privato a motore, favorendo il trasferimento di risorse e di spazio verso forme di mobilità sostenibile: trasporto pubblico, pedonalità, ciclabilità. Ma significa anche, e questo è il senso più impegnativo della sfida, promuovere comportamenti virtuosi, con scelte che non sono, non possono essere politicamente neutre e che, anzi, possono nell'immediato o nel breve periodo provocare persino reazioni negative, che hanno bisogno di tempo per essere metabolizzate. Per questo abbiamo sostenuto, anche sulla scorta di esperienze importanti di altre metropoli europee (come Monaco, Londra, Parigi, i cui primi cittadini si sono esposti direttamente, mettendoci la faccia), la necessità di adottare alcuni provvedimenti forti a favore della ciclabilità sin dai primi mesi, ad investitura appena ricevuta: perché le scelte di maggiore impatto vanno fatte all'inizio, senza timidezze e con una salda visione di insieme; altrimenti, più il tempo passa, e più queste diventano difficili, subentrando inevitabilmente altro tipo di valutazioni e calcoli "conservativi". Il tempo, quindi, rema contro. Tutto questo lo abbiamo segnalato sin dai nostri primi incontri con la nuova amministrazione, illustrando anche il nostro documento di proposte.

A che punto siamo, dunque, quindici mesi dopo?

Ci è chiaro che nessuno ha la bacchetta magica. E che la condizione attuale è di una crisi senza precedenti, che ha drasticamente tagliato risorse ovunque. Ciò aggrava la difficile situazione della ciclabilità a Milano, che sconta un arretrato spaventoso per responsabilità di decenni di politica ed amministrazione colpevolmente miopi, distratte e distanti. Ma ci aspettavamo forse in questo anno una dinamicità che ancora non c'è stata.

Al netto dei molti incontri e delle esperienze che hanno segnato positivamente la svolta nei rapporti con la città, come la convocazione del Tavolo permanente della ciclabilità, è infatti difficile sottrarsi alla sensazione che vi siano ancora piccoli pezzi che si muovono, senza tuttavia riuscire a comporre il quadro del più complesso mosaico. Assessorati che seguono linee diverse anziché fare sinergia rafforzandosi a vicenda. Una scarsa, per non dire inesistente, interazione tra gli uffici coinvolti. La difficoltà di comporre in un dialogo costante e proficuo, in mancanza di un metodo che supporti la gestione di un processo che è assai più importante del singolo progetto, le molte istanze di partecipazione istituzionale (consiglio comunale, consigli di zona) e non (associazioni, comitati, movimenti e gruppi spontanei). E poi il senso di fatica che a tratti assale di fronte a lentezze che appaiono non facilmente comprensibili, come quando si deve "contrattare" su principi che dovrebbero considerarsi acquisiti, come quello della continuità della rete, che per alcuni tecnici dell'amministrazione pare risuonare ancora come un tabù.

Insomma, su questi temi c'è bisogno di un cambio di passo e di un'accelerazione percepibile. Speriamo che a questo possa provvedere il bike manager il cui incarico formale appare questione di giorni, mentre scriviamo questo testo (fine ottobre).

Occorre che vi sia da parte di tutti la percezione chiara del senso dell'urgenza. E questo è il momento: se non ora, quando?

Eugenio Galli

Editoriale pubblicato su Ciclobby Notizie numero 3, novembre 2012