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Ecopass: in attesa di una strategia
posted by Presidente on 28/07/2009

Un recente sondaggio curato da Ipso punta il dito contro le politiche ambientali del Comune, a partire da Ecopass.
 
Ci sono sicuramente molti motivi per condividere perplessità sulla linea politica che sta tenendo l’Amministrazione milanese, e la maggioranza che la sostiene, sui temi ambientali.
Ma chi l’ha detto che Ecopass avrebbe potuto riscattare le sorti avvelenate dell’aria della nostra città?
Come si poteva seriamente credere allora a una simile ipotesi, per dedurne ora il fallimento dell’obiettivo?
Su quali basi fattuali e scientifiche ci si sarebbe dovuti attendere effetti a tal punto rivoluzionari, per non dire “miracolosi”?
 
Non era seriamente possibile prevedere un’incidenza significativa sui cocktail venefici che respiriamo, e sul traffico che abita le nostre vite, già solo considerando tanto l’area su cui agisce il provvedimento, che è andata dai primi roboanti annunci dell’Amministrazione progressivamente riducendosi, risultando inferiore ai 10 kmq (la cerchia delle mura spagnole), quanto la platea ridotta dei destinatari, che sono circoscritti da un lato per effetto delle deroghe ammesse (ad esempio quella, assurda, a favore dei diesel Euro 4 senza filtri antiparticolato), dall’altro in conseguenza dello svecchiamento del parco motorizzato circolante, per il quale Ecopass, come forma di pollution charge, ha costituito una sorta di incentivo indiretto (effetto positivo), producendo una ulteriore inevitabile erosione dei veicoli inquinanti assoggettati: effetto da considerare negativo, perché non è vero – nonostante le campagne di comunicazione del Comune – che Ecopass dà il “via libera alle auto che non inquinano”.
 
Tuttavia, nella situazione di cronica emergenza che da anni marca le nostre vite per i problemi legati a traffico, inquinamento, mobilità, di fronte alla colpevole inerzia delle precedenti amministrazioni comunali della nostra città, di fronte alla tiepidezza delle politiche ambientali della Regione, e alla difficoltà di un concerto istituzionale tra i diversi enti coinvolti che, con sano pragmatismo, aiuti a dare una estensione di “area metropolitana” almeno ai provvedimenti in tema di inquinamento atmosferico (che fatalmente non risentono di confini daziari), che colpe ha Ecopass?
 
La vera sfida di Ecopass, per come è stato concepito ed attuato, era (ed è) innanzitutto sul piano culturale: una spinta al cambiamento delle abitudini, che una tassa di scopo può rendere più agevole, a condizione che sia ben gestita.
 
E allora la domanda diventa: è ben gestita questa misura che costituisce, piaccia o no, uno dei pochi, forse l’unico provvedimento concreto su questo fronte sinora adottato dal Comune di Milano?
Il vero errore del sindaco Moratti risiede forse proprio nella coltivazione della propria autosufficienza. Che sconta con un progressivo isolamento.
 
Noi crediamo che Ecopass sia un provvedimento che è necessario migliorare, non cancellare. Riteniamo che sia importante non tornare indietro, perché questo sarebbe un fatto grave nella situazione in cui versa la città e l’intera nostra area metropolitana.
Ma è anche impensabile che, lasciando le cose come sono, la situazione possa migliorare, grazie a un provvedimento concettualmente pure significativo, ma praticamente assai modesto.
 
Se si vuole dunque migliorarne l’efficacia, bisogna agire proprio su quelli che costituiscono oggi, ma non da oggi, i principali limiti del provvedimento: area di copertura e destinatari.
 
Occorre innanzitutto puntare a un’estensione in tempi brevi dell’area assoggettata, almeno sino alla Cerchia della circonvallazione esterna (90-91). Ma meglio ancora sarebbe se finalmente queste politiche venissero adottate di concerto tra le istituzioni in un’ottica che vada oltre i confini municipali. Dimostrando così - con azioni concrete, e non solo a parole - la dovuta sensibilità e responsabilità nei confronti di un tema che pone in serio e grave pericolo la salute pubblica e incide pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini. E sul quale da sempre si innescano dinamiche da “campagna elettorale permanente” che non aiutano a risolvere i problemi.
 
Occorre inoltre trasformare il provvedimento da pollution charge (che distingue il contributo economico dovuto in base al carico inquinante dei veicoli) a congestion charge: scegliere cioè di aggredire il problema dal nodo principale (il traffico) per ottenere benefici sul fronte inquinamento.
 
Senza peraltro dimenticare che l’efficacia delle politiche ambientali non può dipendere da un’unica misura. Il nodo dei trasporti pubblici, l’integrazione tariffaria, i semafori asserviti e le corsie preferenziali, ad esempio, sono questioni altrettanto imprescindibili, se si vuole favorire il cambiamento delle abitudini dei cittadini a favore di una mobilità sostenibile, che dipenda meno dall’utilizzo dell’auto privata.
Poi c’è tutto il filone della mobilità ciclistica. Ma lì la partita si fa ancora più impegnativa… e anche in quel caso, le buone intenzioni da sole non bastano.
 
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano)
 
 
PS
Riproponiamo un nostro documento del 2006 sul tema “Traffico, inquinamento e responsabilità istituzionali”.
 
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