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Area C: incontro in Zona 1
posted by Presidente on 10/01/2012

Ieri sera anche alcuni di Ciclobby hanno partecipato al primo incontro di presentazione di Area C, con l’assessore Pierfrancesco Maran, presso il CAM di corso Garibaldi.
 
L’organizzazione avrebbe dovuto essere migliore: in una sala evidentemente troppo piccola per contenere tutti, nella zona che fra l’altro è fulcro del provvedimento di congestion, il clima era incandescente ancor prima di cominciare il dibattito, alimentando un disagio crescente e palpabile.
La successione degli interventi, fino a tarda sera, solo contro: la lista delle iscrizioni a parlare, circolata poco prima dell'inizio del dibattito, si è riempita in pochi minuti con molte decine di nominativi, e non tutti hanno potuto registrarsi né intervenire.
 
Chi tra i presenti cercava chiarimenti o sperava in un confronto civile sui contenuti, pur quando con opinioni differenti, faticherà molto a dirsi soddisfatto. E chi tra i presenti avrebbe voluto intervenire evidenziando le molte ragioni positive del provvedimento, non ha avuto la possibilità di farlo.
 
A dirla tutta, quel che è parso in discussione da parte della maggioranza degli intervenuti non era il merito del provvedimento, la sua migliorabilità, cui peraltro è sostanzialmente rivolta la stessa fase di sperimentazione.
Anche se da una visione contraria, non si è cercato infatti un confronto specifico, magari su aspetti tecnici, su possibili lacune.
Oltre il 90% degli interventi di ieri sera, sia dei residenti sia di alcuni politici dell’opposizione (fra cui qualche ex assessore che meglio farebbe a interrogarsi anche sulle proprie responsabilità rispetto all’attuale situazione della città) intervenuti incitando alla ribellione, avevano un unico argomento: "non voglio pagare!".
 
Qualcuno ha definito addirittura incostituzionale il provvedimento, citando gli artt. 3 (uguaglianza), 16 (libertà di circolazione) e 42 (proprietà privata) della Costituzione.
Dimenticando peraltro che l'art. 32 della nostra Carta costituzionale fa riferimento al diritto alla salute, che è fra quelli non negoziabili e che non può entrare in un giudizio di bilanciamento con altri diritti, libertà o pretesi tali. 
E a tacer del fatto che quando la Costituzione parla di libertà di circolazione non specifica che questa debba intendersi “con auto”.
Nessuno ha soffermato l’attenzione sui temi della tutela della salute, della qualità della vita, dell’esigenza di rendere la nostra città sostenibile e a misura d’uomo. Sulla necessità di rivedere anche comportamenti abituali e diffusi.
 
Abbiamo sentito dire che a Milano non si può andare in bici “perché piove” (sic!). Che il problema dell’inquinamento non è dato dal traffico, ma dalle caldaie del riscaldamento.
Vi è chi ha detto che con queste politiche si intendono criminalizzare gli automobilisti.
Ed è emersa una visione dell’auto come protesi, che deve necessariamente accompagnare ogni movimento quotidiano.
Non importa che questo avvenga in un’area, quella soggetta a congestion charge, oggi di poco superiore agli 8 chilometri quadrati e altamente servita dai trasporti pubblici.
Non importa che la stessa “Commissione dei saggi”, insediata dall’allora sindaco Moratti e presieduta dal vicesindaco sen. Riccardo De Corato, nella relazione conclusiva dei lavori (dicembre 2010), dunque assai prima dei referendum ambientali, affermasse con chiarezza che, essendo venuta meno ogni efficacia del provvedimento Ecopass, risultava opportuno rilanciarlo con un ampliamento delle classi di veicoli assoggettate e con una estensione dell’area almeno fino alla cerchia filoviaria.
E non importa neppure che l’ingestibilità della situazione milanese, tanto dal punto di vista della mobilità e del traffico, quanto dell’inquinamento e di tutte le altre conseguenze correlate, derivi soprattutto dall’elevato tasso di motorizzazione, per cui a Milano circolano da due a tre volte più auto che in tutte le altre grandi città europee.
Se non si incide in modo deciso su questi numeri, è semplicemente impossibile, sul piano della praticabilità scientifica che non sia meramente fantascientifica, favorire la mobilità alternativa e sostenibile, il trasporto pubblico, la ciclabilità e la mobilità pedonale.
 
Abbiamo apprezzato l’assessore Maran che, oltre a metterci la faccia, ha saputo argomentare con decisione e in modo pacato e costruttivo, senza sfuggire al confronto.
E’ una pratica alla quale dovremmo riabituarci tutti.
 
Si citano spesso, magari senza davvero conoscerle, le esperienze delle città del nord Europa (Monaco, Copenaghen, Amsterdam...) quasi fossero tali da sempre, ma così non è. Anche in quei casi, oggi indicati come modello, si è vissuta la motorizzazione di massa e i suoi effetti. Ma vale la pena ricordare che, anche lì, quando una politica lungimirante ha saputo fare delle scelte nell’interesse della comunità, alcuni decenni or sono, riducendo lo spazio dedicato alle auto per restituirlo alle persone, non sempre queste sono state salutate con gioia ed entusiasmo. Solo una visione forte, una politica adeguata e coerente, può produrre nei fatti mutamenti durevoli che vanno a beneficio di tutti.
 
Lo abbiamo già detto, ma vale la pena ripeterlo: la sfida del cambiamento è qui, e parte da ciascuno di noi. Occorre che i cittadini ne siano consapevoli e scelgano la partecipazione e l’impegno.
 
Ricordiamo gli altri incontri in programma (cliccare qui) per la presentazione di Area C.
 
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
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