Pestando l’acqua nel mortaio

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Sul tema della partecipazione al Tavolo Permanente della Ciclabilita' segnaliamo l'editoriale del presidente Eugenio Galli che compare sul numero 3/2013 di Ciclobby Notizie, pubblicato nelle scorse settimane.

Pestando l’acqua nel mortaio

18 mesi di Tavolo Permanente della Ciclabilità

Sull'onda del vivace dibattito e del consenso raccolto dal movimento #Salvaiciclisti, l'amministrazione comunale di Milano, qualche giorno prima della manifestazione nazionale del 28 aprile 2012 organizzata a Roma ai Fori Imperiali, accoglieva la proposta, lanciata dal movimento con un appello intitolato "Caro Sindaco" indirizzato a tutte le amministrazioni italiane, di istituire un luogo di confronto periodico sui temi della ciclabilità.

Nasceva così il Tavolo Permanente della Ciclabilità. Tavolo informale e politico, assai più che tecnico, che, nell'arco del suo primo anno e mezzo di vita, ha visto confrontarsi una volta al mese vari soggetti attivi nel campo della ciclabilità con assessori e tecnici, in particolare dei settori Mobilità e Sicurezza e con l'Agenzia per la Mobilità del Comune (Amat).

 

Il Tavolo, nelle intenzioni di chi lo ha promosso, non aveva solo una valenza consultiva, ma costituiva un momento di incontro propositivo dove esporre idee, suggerire azioni concrete da mettere in atto, favorire collaborazioni e condividere i progetti reali dell'Amministrazione.

Ne abbiamo riferito anche su Ciclobby Notizie 2/2012, lasciando in quel caso impregiudicata ogni valutazione nel merito, ma evidenziando la novità del metodo. E poi ne abbiamo incidentalmente parlato nel nostro editoriale del numero 3/2012 dal significativo titolo: "Caro Sindaco: se non ora, quando?".

Cosa possiamo dire oggi, quali valutazioni possiamo esprimere a un anno e mezzo dalla nascita di questa esperienza di partecipazione?

Senza voler ancora dare un giudizio definitivo, né improvvisare una sintesi banale, è però difficile sottrarsi alla impressione diffusa tra i partecipanti del Tavolo (oltre a Ciclobby e #SIC, Legambiente, Genitori Antismog, Urban Bike Messengers, Bike District, rappresentanti di attività commerciali ciclistiche - come Rossignoli, Doniselli - e altri), che al grande impegno e dispendio di energie del volontariato, che ha prodotto anche una certa stanchezza e alcuni allontanamenti, non abbiano corrisposto risultati almeno proporzionali rispetto a tutti i temi (e sono molti) oggetto degli incontri e dei confronti. Anzi.

Certo, alcuni risultati positivi ci sono stati: basti pensare alle sperimentazioni avviate da ATM per la estensione della intermodalità bici-mezzi pubblici, includendo anche, per la prima volta in Italia, alcune linee tramviarie di superficie (ma qui il riconoscimento va dato al management di ATM, con cui ci siamo direttamente relazionati, assai più che alle riunioni del Tavolo); o ai pannelli a messaggio variabile sulle strade che, per la prima volta, hanno contemplato anche messaggi a favore della sicurezza dei ciclisti. Qualche breccia si è persino aperta rispetto a una idea di ciclabilità tanto iperprotetta e onerosa, quanto spesso discontinua e inefficace. Un esempio? Siamo forse riusciti, dopo una estenuante discussione con assessore e tecnici, a evitare almeno in parte che in corso Venezia fino a piazza San Babila, dunque in pieno centro e all'interno di Area C, venisse costruita una pista ciclabile in sede propria, in proseguimento di quella già realizzata dalla passata amministrazione: almeno all'interno della prima Cerchia sarà creata come corsia in segnaletica.

Tema ricorrente portato all'attenzione della Amministrazione da parte nostra e degli altri partecipanti al Tavolo della ciclabilità è stato quello di realizzare interventi che fossero diffusi e tempestivi: diffusi in tutta la città e che venissero, in tempi brevi, incontro alla urgenza di sicurezza da parte degli utenti quotidiani.

Si è proposta una applicazione estesa della moderazione del traffico sul territorio comunale, la realizzazione di doppi sensi ciclistici e linee d'arresto avanzate, l'attenzione al tema dei parcheggi, dell'intermodalità, della manutenzione stradale...

Ma il quadro generale non aiuta ad eccedere nell'ottimismo.

Nessun esito positivo sulla questione da noi posta relativamente alla esigenza di continuità delle corsie negli attraversamenti (abbiamo riferito della nostra interrogazione nel numero 1/2013 di Ciclobby Notizie con il titolo "Continuità vo cercando che m'è sì cara" e anche con un successivo aggiornamento contenuto nella trascrizione dell'intervento in Consiglio di Zona 1 pubblicata sullo scorso Notiziario). Non migliore fortuna hanno avuto i temi da noi ripetutamente affrontati relativamente alla corsia lungo la Cerchia dei Navigli, come pure alla accessibilità ciclistica del Tunnel di porta Nuova.

Con alcuni settori e uffici è addirittura mancata qualsiasi occasione di confronto. E, tra le mancanze più significative, vi è quella di un incontro con i responsabili della Polizia Locale: eppure, il ruolo della PL sui nostri temi è tutt'altro che marginale. Esso riguarda non solo il controllo e la repressione delle contravvenzioni al CdS, ma anche l'educazione e la rieducazione stradale, la creazione di una cultura diffusa della sicurezza sulle strade, la sensibilizzazione degli operatori e dei cittadini, la possibilità di lavorare in un'ottica di problem solving piuttosto che di problem making, con un approccio innovativo anche nella individuazione di opportune soluzioni operative.

E ancora, i ritardi nel varo di un Piano dedicato alla Ciclabilità, che potrà essere contenuto nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), ma con tempistiche che potrebbero risultare inadeguate a governare uno sviluppo efficace della rete ciclabile di breve e medio periodo a Milano.
Nel momento in cui scriviamo (metà ottobre) constatiamo altresì con stupore ed amarezza l'assenza di qualsiasi risposta in merito alla reportistica sulle contravvenzioni che i partecipanti al Tavolo hanno ripetutamente chiesto all'assessore alla Sicurezza, anche per monitorare l'andamento effettivo di un pannello selezionato di infrazioni che si ritengono di particolare rilevanza. Richiesta nata all'indomani della tragica morte del piccolo Giacomo, di appena 12 anni, in via Solari (novembre 2011), e via via reiterata anche nelle nostre discussioni mensili. Ma senza risultati!

Ecco, la sensazione è che il confronto sia rimasto impigliato nelle sacche di una burocrazia vorace e orfano di una visione politica capace di azioni incisive. Tutto è lento e difficile, enormemente faticoso. A tratti scoraggiante.

Diciamo insomma che i risultati del Tavolo sono oggi nettamente al di sotto delle aspettative. Erano forse le aspettative troppo alte? Forse...

E l'ulteriore rischio è che la crisi faccia evaporare anche altri impegni importanti, perché oggi ogni scelta è strettamente vincolata al bilancio.

Né si può dimenticare, peraltro, che anche il tempo è per definizione una risorsa scarsa...

Il Tavolo Permanente della Ciclabilità deve servire a rafforzare la determinazione dell'Amministrazione su un tema cui si annette una speciale importanza. Esso ha senso se è efficace, se è utile a supportare il cambiamento, se la partecipazione si traduce in azione, non se si trasforma in un rito sterile o in un impegno aggiuntivo solo per alcuni.

Parafrasando la canzone di Gaber, che è stata una colonna sonora della elezione del nostro sindaco, "La libertà non è star sopra un albero, \ non è neanche un gesto o un'invenzione,\ la libertà non è uno spazio libero,\ libertà è partecipazione".

E' questo il motivo per cui riteniamo importante insistere sulla partecipazione attiva e dal basso dei cittadini, non più meri utenti passivi di servizi, ma coinvolti nella loro realizzazione: ciò appare più che mai irrinunciabile per appassionare e avvicinare i cittadini alla cosa pubblica, partendo dai bisogni quotidiani, e per restituire alla politica visione e orizzonti larghi. A condizione però che questa partecipazione civica riesca a produrre più soluzioni che problemi, a generare condivisioni più che frustrazioni, e ad essere motore vero di un cambiamento concreto e non solo immaginato.

Eugenio Galli