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La notizia buona che nasconde quella cattiva
posted by Presidente on 21/11/2008

Parte il bike sharing, scompare il Piano della Mobilità Ciclistica.
Nel giorno in cui viene presentato alla stampa il nuovo servizio di bike sharing del Comune di Milano (BikeMi), che prende il via ufficialmente il prossimo 24 novembre e la cui campagna di raccolta abbonamenti è partita con buoni numeri a inizio settimana, da Palazzo Marino arriva, in modo del tutto incidentale, anche la notizia che il Piano della Mobilità Ciclistica non passerà come documento della Giunta, bensì resterà come mero atto interno di indirizzo, del tutto informale, mentre sindaco e assessori si limiteranno ad esaminare e approvare di volta in volta i singoli provvedimenti attuativi.
 
La notizia, che pure non ci giunge del tutto imprevista, aumenta fortemente le nostre preoccupazioni circa le molte promesse dell’amministrazione e le aspettative frustrate della città sui temi della mobilità ciclistica.
Riteniamo che questa rinuncia sia un pessimo segnale politico, oltre che un pericoloso passo indietro sui temi della ciclabilità.
 
Che si tratti di un documento non strettamente necessario, come da taluno ricordato, – nel senso che non è tra quelli di pianificazione previsti dalla normativa vigente – non v’è dubbio. Si tratta, peraltro, di una buona prassi molto conosciuta nelle realtà ciclisticamente evolute (cd. Bike Master Plan), in qualche caso anche in Italia (Mestre, per fare un esempio).
 
Quali dunque i motivi del nostro disappunto?
Sono almeno due: uno di forma e uno di sostanza.
 
Quello di forma è che, avendo contribuito fattivamente attraverso l’associazione, con grande impegno e del tutto volontaristicamente alla elaborazione del Piano della Mobilità Ciclistica, e avendo chiesto reiteratamente conto dei destini di questo documento, avremmo preferito essere informati in modo più diretto e trasparente di queste scelte dell’Amministrazione, che finiscono inevitabilmente col ripercuotersi anche sulla nostra disponibilità e su energie certamente non inesauribili.
 
Quello di sostanza è dato dalla lunga “storia clinica” della nostra città, dove le promesse sono state normalmente sostituite da altre e nuove promesse, ma quasi mai da realizzazioni concrete.
Si preferiscono gli impegni scritti sull’acqua, perché più malleabili...
Sono quindi lo stato dell'arte della ciclabilità milanese, il grave arretrato, le continue spinte e controspinte su questi temi, spesso con “parole in libertà” emesse al di fuori di un confronto politico chiaro, dichiarazioni di alcuni assessori cui puntuali seguono le smentite, a rendere configurabile in questa scelta l’ennesima fuga dalle responsabilità.
E in particolare dalla responsabilità di assumere degli impegni verificabili dicendo, ufficialmente e in modo pubblico, cosa verrà fatto, dove, con quali priorità, entro quando, con quali risorse. Aggiornando man mano sugli interventi realizzati. E rendendo così anche possibile un puntuale controllo tra quanto promesso e quanto concretizzato, che ci pare sia un diritto dei cittadini in quanto amministrati (e non sudditi).
A Milano, nonostante l’ostentato unanimismo a favore della bici che viene periodicamente dichiarato, nulla di concreto è ancora accaduto su questi temi (eccettuando il bike sharing che è ora finalmente ai nastri di partenza, unica buona notizia nel fosco panorama della mobilità sostenibile in terra ambrosiana). Mentre abbiamo più che mai bisogno di pragmatismo e concretezza, oltre che di impegni chiari.
 
Signor Sindaco, quanto dovremo ancora attendere?
 
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)
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