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Nemo tenetur se detegere


Nemo tenetur se detegere. Nessuno è tenuto ad accusarsi, è vero.
Ma non si può neppure seriamente credere che persone ragionevoli e mediamente informate accettino supinamente affermazioni come quelle rese nel suo intervento dall’assessore Goggi, domenica sulle pagine milanesi di Repubblica (“Non trascuriamo le bici, ma puntiamo su bus e metrò”).
 
C’è un tempo per tutto. E arriva anche il momento in cui chi amministra è chiamato a rendere conto del proprio operato, avendo nel frattempo cercato di agire nell’esclusivo interesse della città, con la capacità e la disponibilità ad ascoltarne le esigenze, realizzando sapienti mediazioni.
 
E allora, ci sia consentito osservare che dopo due mandati come Assessore al Traffico e ben nove anni di amministrazione, di cui quasi cinque con il pieno sostegno derivante dalla attribuzione al Sindaco (caso senza precedenti in Italia) dei poteri straordinari di Commissario delegato “per l’attuazione degli interventi volti a fronteggiare l’emergenza venutasi a creare nella città di Milano, in relazione alla situazione del traffico e della mobilità”, non si può ancora credibilmente sostenere che, per la bici, si dovrà attendere il futuro.
 
Che la bici non sia un trasporto di massa ci è noto. E che una rete di trasporti pubblici estesa ed efficiente sia una priorità per Milano non ci sfugge.
Questo è vero in tutte le città sviluppate d’Europa. Ma, apparentemente solo a Milano, la soddisfazione dell’esigenza di dare un senso alla mobilità in bici “sarà possibile solo dopo avere attuato il Piano particolareggiato del centro storico, già approvato ma sospeso”.
Cosa vuol dire, Assessore? Che dobbiamo attendere che siano pronti il parcheggio sotto la Darsena e in piazza Meda per poter sperare di andare in bici in sicurezza, possibilmente non solo dentro le “isole”? La mobilità sostenibile va cioè ritenuta subordinata alla realizzazione delle lunghe, costose, complesse e spesso contestate opere per la mobilità pesante? Dobbiamo considerarci in ostaggio degli interessi “forti”?
 
Come ciclisti riteniamo di avere già atteso a lungo. E di averne abbastanza di piani, studi e ricerche sulla mobilità ciclistica che riempiono cassetti e scaffali della nostra Amministrazione. E’ ancora il caso di ricordare che nel 1980 il Consiglio comunale di Milano approvò un piano per ben 330 km di itinerari ciclabili? Che senso ha produrre, giusto alla fine del secondo mandato (quasi fosse un salvifico coniglio estratto dal cilindro), un Piano per la mobilità ciclabile, realizzato nel chiuso degli uffici, che ancora nessuno ha visto e che non è mai stato condiviso con alcuna delle istanze cittadine? Sono le realizzazioni, non i progetti, assessore Goggi, quelle che mancano e di cui chiediamo conto, inutilmente, da tempo.
E se proprio deve valere un auspicio, speriamo che la prossima amministrazione sia meno ciclofobica delle ultime che l’hanno preceduta.
 
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
[comunicato del 24 aprile 2006]
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